Ha senso tagliare i costi?
Qualche giorno fa sono andato dal mio gommista di fiducia perché dovevo fare il “cambio di stagione”. Faccio qualche chilometro in più per andare da lui perché ha proprio un bel servizio. Per farlo mi sposto in una città che, non è piccolissima, ma non è nemmeno enorme.
Uno dei motivi per cui vado da lui è perché mi permette di prenotare l’orario del cambio gomme, non sgarra mai di un minuto e, grazie a macchinari all’avanguardia, il cambio gomme e la convergenza sono molto precisi e ci mette poco a farmeli.
L’officina è piena, ci saranno almeno 10 macchine sui vari ponti, appena entro, spaccando il minuto, i suoi collaboratori mettono la mia macchina sul ponte. Mentre sto chiacchierando con lui, nell’attesa che mi rendano la macchina, arriva un signore e ci interrompe con la seguente richiesta: “Senta dovrei cambiare le gomme di quel pulmino là”. Si gira e ci indica un pulmino a 9 posti.
Il gommista gli risponde che se è disposto ad attendere, può farglielo al primo appuntamento che salta, oppure che può prendere un appuntamento per l’indomani.
Il signore attende la fine della risposta e si affretta a fare la domanda che gli sta più a cuore: “Si, ma quanto costa?”
Il gommista si mette in modalità venditore e gli illustra le varie opzioni disponibili, a partire da una certa cifra di poco superiore ai 100 euro a gomma, che tutto sommato era più che ragionevole visto il tipo di mezzo.
Al signore per poco non sono venute le palpitazioni e con una faccia incredibilmente addolorata chiede: “ma non ne ha di usate?”.
Il gommista comincia a innervosirsi considerato che la maggior parte di quel tipo di veicoli consuma le gomme fino in fondo, quindi il mercato dell’usato praticamente non esiste ed esita un po’ a rispondere.
Allora il signore diventa sempre più insistente e scortese, fino a che, con una scenata drammatica finale, esclama: “Siamo un’associazione no profit, si metta la mano sul cuore.”
A quel punto il gommista non ci ha visto più e gli ha risposto: “io invece gestisco un impresa profit, per cui non mi metto la mano sul cuore ma, nel caso, gliela metto nel portafoglio”.
Spiazzato da una risposta così diretta, il signore continua ad alzare i toni, allora il gommista, che fino a quel momento era stato tranquillo, alza la voce in modo da essere sentito da tutti i clienti presenti in officina e dice: “il signore porta in giro i bambini e i ragazzi con un veicolo che dovrebbe essere fermato, perché non monta gomme idonee e non ha la revisione”.
Il signore preso ancora più alla sprovvista replica: “ma come fa a sapere che non ha la revisione?”.
Il gommista elenca una serie di dettagli del mezzo che impediscono a un meccanico di fargli passare la revisione. Il signore, palesemente in imbarazzo, si defila, esce dall’officina e se ne va senza nemmeno salutare.
A quel punto uno dei clienti, che lo conosce a causa della partecipazione del figlio alle attività dell’associazione in questione, si avvicina scocciato e fa qualche commento sarcastico, che di sicuro non gioverà alla credibilità dell’associazione nei prossimi mesi. La città alla fine non è così grande. Io aggiungo che forse sarebbe stato il caso di evitare una situazione del genere, quantomeno perché il nome dell’associazione sportiva era scritto ben chiaro sulle fiancate del pulmino…
Intanto che andavo a casa riflettevo e mi giravano vorticosamente i suddetti, sapendo che purtroppo quello a cui avevo appena assistito era la normalità e non un'eccezione. Mi sono vergognato come un ladro nel lavorare in questo settore. Perché è vero che la vita del presidente è dura di suo, ma se ci si mette anche lui a complicarsela, allora da dura diventa impossibile.
Qualcuno che legge questa mail starà pensando che il gommista è come Zio Paperone, che pensa solo ai soldi, che è insensibile. Che il mondo fa schifo, che non è più come una volta, che non ci sono più le mezze stagioni, ecc, ecc.
La realtà è che in quella cittadina ci sono più di 150 associazioni sportive e 3 gommisti, di cui due dello stesso proprietario. Se lui cambiasse gratis le gomme a due terzi delle associazioni della sua cittadina, gli starebbe regalando circa 60mila euro all’anno. Ti sembra possibile?
A me no!
Mettere insieme un buon servizio, in Italia, è già estremamente complesso di suo.
Cerca almeno, come presidente, di non autosabotarti.
C’è stata la riforma dello sport, alcuni costi sono aumentati, ti mancano i soldi perché negli ultimi anni hai sempre chiuso a pari e non hai mai avuto utile e adesso cosa fai?
Tagli tutti i costi, e distruggi il servizio.
Dando per scontato che i tuoi soci non si rendano conto che, a parità di prezzo, gli stai offendo un servizio molto più scarso di quanto era prima.
Questo è un gravissimo errore, che i presidenti pagheranno a caro prezzo, ma che è scritto nella cultura del terzo settore.
Ma non solo! I presidenti cercano quotidianamente di tenere insieme le loro associazioni senza avere un piano di come fare a garantire ricavi sufficienti a pagare le spese per erogare un buon servizio e ad avere un po’ di utile.
Cosa ne pensi di questa esperienza e di questa riflessione? Non pensi che un presidente di associazione dovrebbe avere come obiettivo MIGLIORARE il servizio offerto ai propri soci, piuttosto che tagliare tutti i costi?
Fammi sapere cosa hai fatto tu negli ultimi mesi per aumentare le entrate della tua associazione e migliorare il servizio che offri.
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