2 falsi miti sulle associazioni
Oggi vorrei riflettere su alcuni cambiamenti che coinvolgono la figura del presidente di associazione in questo momento storico.
Il mondo delle associazioni sportive è sempre stato caratterizzato da alcune peculiarità:
- Pochissima concorrenza (rispetto ai settori profit)
- Nessuna burocrazia
- Zero tasse
- Nessun controllo
Questo succedeva perché nel dopoguerra lo sport era, tutto sommato, un settore nuovo e un mercato non particolarmente attrattivo!
In questa fase si sono creati diversi miti. Il primo dei quali è quello dei volontari.
Persone che avrebbero dovuto lavorare per le associazioni in pianta stabile e senza compenso. Iniziando dagli operativi, fino ad arrivare al presidente. Si è creata così l’UNICA eccezione nel diritto italiano, che permette di far lavorare un collaboratore senza pagarlo.
Una bolla che, in un certo periodo storico e in alcune selezionate zone d’Italia, ha raggiunto anche delle buone dimensioni.
Questo ha portato i presidenti a credere che il loro lavoro dovrebbe essere volontario e che tutti i collaboratori dovrebbero essere a loro volta volontari. Cosa che non solo non vera ma, al di là della facciata, quasi mai è successa veramente, nemmeno negli anni d’oro. I volontari sono solo una parte della struttura dell’associazione e non possono essere né la totalità, né la maggioranza della forza lavoro.
Dal punto di vista legislativo le cose, come spesso succede in Italia, sono rimaste immutate per più di cinquant’anni. Il contesto nel frattempo si è modificato radicalmente.
Lo sport è diventato un settore attrattivo. La concorrenza è aumentata e la gran parte delle associazioni ha usato male i privilegi di cui godeva.
Riciclaggio di denaro, false fatturazioni e associazioni mascherate sono dilagate tra la fine degli anni 90 e la crisi del 2010.
Questo ha portato i vari governi a stringere le maglie intorno alle associazioni sportive.
Hanno iniziato a controllarle, cosa che fino ai primi anni duemila non era mai successa. A seguito dei disastri emersi durante i controlli, nel 2012 hanno sviluppato il progetto per il controllo a tappeto di tutte le associazioni. Progetto che è rimasto a metà per mancanza di personale, ma che verrà completato nei prossimi anni grazie alle 11mila assunzioni previste dall’Agenzia delle Entrate e soprattutto grazie alla creazione del RAS e allo sviluppo, accelerato dal PNRR, degli strumenti di controllo remoto come SERPICO. Tutto questo permetterà il controllo automatizzato e remoto delle associazioni con molto, ma molto, meno personale.
Con la riforma dello sport è stata poi data ulteriore spinta alla burocrazia e al peggioramento del regime fiscale, in particolare dei collaboratori.
Questo ha destabilizzato ancora di più il terzo settore sportivo perché ha, di fatto, distrutto un altro importantissimo falso mito profondamente radicato nei presidenti; ovvero che le associazioni non dovessero avere utile.
Abbiamo già spiegato almeno 300 mila milioni di volte che la normativa non prevede questa regola, ma i presidenti sono ancora convinti che sia così. RICORDATI. L’associazione, a fine anno, DEVE avere utile!
Se le associazioni avessero avuto utile, a quest’ora i presidenti avrebbero un po’ di soldi sul conto per far fronte alla riforma. Invece ci troviamo con associazioni, anche grandi, che rischiano di andare per aria perché sono aumentati i costi e sono in perdita. Non ci sono soldi sul conto corrente.
Queste due cose combinate stanno facendo impazzire i presidenti, perché devono cambiare il loro modo di pensare l’associazione.
Cosa pensi del ruolo dei volontari nelle associazioni? Nel 2023 la tua associazione ha avuto dell’utile? Se la risposta è positiva, quali tipologie di entrate sono state le più importanti per la tua associazione nel 2023?
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