La verità sull’Italia
Riporto sotto l’articolo apparso sul Corriere della Sera in data 24 maggio 2025 dal titolo “Il 60% degli italiani non paga le tasse: le verità non dette su fisco, pensioni e sanità” di Alberto Brambilla.
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Alcune note personali prima di leggere:
- Non mi occupo mai di partitismo perché, seppur se ormai scambiato per politica, è in realtà un’attività molto diversa e totalmente inutile. Quello che riporto è uno dei pochi articoli veramente “politici” che vengono prodotti in un anno da tutta l’informazione nazionale.
- Al netto di due soli passaggi che, secondo me, non erano nella linea editoriale della testata, l’articolo non è manipolatorio ma sinceramente realistico. Vi riporto i due passaggi che secondo me potrebbero essere stati oggetto di discussione.
1. Il primo riguarda l’evasione fiscale perpetrata dalla criminalità organizzata: “Gli italiani sono brava gente ma siamo in cima alle classifiche per evasione fiscale e contributiva; primi per malavita organizzata: a proposito ma quanti sono i malavitosi delle 5 mafie? Perché non ci sono stime? Sono un milione o anche di più visto il Pil occulto che generano?”. Il nesso tra l’evasione fiscale, la cui quasi totalità dei proventi va alla criminalità organizzata e non a dentisti e commercianti, è stato scritto implicitamente perché, a mio avviso, mi sembra che potesse andare in contrasto con molti altri pezzi pubblicati dalla stessa testata e che sostengono il contrario come per esempio quello di Fabio Savelli del 22 aprile 2022 (per citarne uno).
2. Il secondo è quello che riguarda i poveri: “Anche perché nel 2008 spendevamo per i poveri 73 miliardi; oggi ne spendiamo oltre 165, ma gli indigenti assoluti (quelli delle code per un pasto) che erano 2,1 milioni, oggi sono 5,8 milioni, mentre i poveri relativi sono passati da 5,6 a 8,7 milioni.”. In questo caso non si sono azzardati a contestare il numero di poveri. 92 miliardi (165-73=92) divisi per 3,1 milioni di poveri (8,7-5,8 milioni) fa quasi 30mila euro all’anno che ogni povero riceverebbe dallo Stato, superando solo in contributi statali il PIL medio procapite italiano..
Per il resto, secondo me, l’articolo è ineccepibile tenendo presente che il giornalista ha effettuato delle semplificazioni e delle aggregazioni necessarie per rendere comprensibile una materia ai lettori che, già così, risulta ostica.
- Vi riporto questo articolo perché riguarda anche le associazioni. L’atteggiamento in alcuni casi finalizzato ad ottenere prebende e agevolazioni descritto nell’articolo è largamente diffuso anche nel mondo associativo. Ritengo che i presidenti che vogliono migliorare la loro vita, sia economicamente che a livello di soddisfazioni personali, debbano cambiare atteggiamento ed iniziare a pensare di farcela con le loro forze, senza aspettare un intervento dello Stato. In un futuro non lontano questo tipo di politica di consenso si interromperà e saranno tempi durissimi per chi non l’avrà capita con un po’ di anticipo.
- Ritengo che il Club abbia la funzione di dire la verità. Concordo con il giornalista. Forse sarà impopolare, ma sicuramente nel medio periodo farà l’interesse dei soci e li porterà ad avere 3 marce in più di tutti gli altri.
Conclusioni personali:
Analizzando al situazione economico sociale ne emerge che il problema più grande che ha l’Italia e che, di conseguenza, hanno anche tutte le associazioni, non sono i ricchi, ma le persone che non lavorano. La sperequazione sul lavoro è la piaga di questo periodo storico, considerato che non c’è nessun problema di occupazione, anzi. Come il profit, tutte le associazioni sono in cerca di collaboratori e non li trovano perché, come dice il giornalista: meno lavori, meno dichiari, meno fatica fai e più lo stato ti “vizia” regalandoti soldi e servizi. Che senso ha lavorare per guadagnare dello schifoso denaro, essere odiato da tutti, fare una fatica bestia ed essere massacrato dalle tasse, perdendo prebende e servizi?
Come presidente di associazione tieni ben presente l’analisi di questo periodo storico per indirizzare i tuoi sforzi laddove ti porteranno più vantaggi nei prossimi anni. Fanne buon uso.
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“INTRODUZIONE
“Più della metà dei connazionali non paga tasse e non contribuisce a sostenere i servizi di un Paese dove gli interessi sul debito superano le spese per la scuola. Ma la politica continua a dare bonus per cercare consensi.”
La sola possibilità di conservare e migliorare la democrazia e i valori civili e sociali nei Paesi europei e in Italia è quella di dire la verità ai cittadini, a quel popolo nel cui nome spesso la politica ha fatto disastri. Li ha fatti perché soprattutto negli ultimi 25 anni si è modificata la forma e la metodologia di cattura del consenso, sempre più basata su promesse e maggiori benefici: più servizi gratis e meno tasse per tutti.
Questo soprattutto nel nostro Paese. Con tre gravi effetti:
1) uno spaventoso aumento dei debiti pubblici che nel 2024 a livello mondiale hanno superato i 100 mila miliardi di dollari pari a circa il 100% dell’intero PIL mondiale. L’Italia si colloca ai vertici di questa poco onorevole classifica con quasi il 135% di rapporto debito/PIL e, a differenza di altri Paesi, con scarse possibilità di miglioramento.
2) Non dire la verità, anzi dire cose a volte errate ma utili per conquistare il consenso politico (i voti), ha annebbiato e confuso una parte dei cittadini che pensano sia loro diritto avere tutto e gratis. O quasi. Siamo diventati la società dei diritti e la parola doveri, che sono le fondamenta dei diritti, sembra essere sparita dal vocabolario. Ma se mancano i doveri, la sanità non funziona, i treni arrivano in ritardo, la scuola non è più maestra di vita e la società peggiora, diventa rabbiosa. E allora, per rabbonirla, ecco i bonus, la decontribuzione (non mi paghi i contributi ma avrai lo stesso la pensione), l’assegno unico per il nucleo familiare (la paghetta di Stato). Le bollette sono care? Interviene lo Stato. E così i cittadini cominciano a pensare: se lo dicono loro, i politici, che siamo massacrati di tasse e che abbiamo così tanti diritti, sarà vero o ci piace pensare che sia vero.
3) Il risultato è tragico e non solo in Italia: instabilità politica, estremismi. Ma anche movimenti nazionalisti ed antieuropei.
Verità scomoda: Italiani «brava gente»
Ma quali sono le verità che andrebbero dette nel nostro Paese che, a parte l’exploit dopo il Covid, è da oltre vent’anni che cresce con percentuali bassissime?
La prima: quanto può durare un Paese in cui il 60% non paga tasse, un 24% versa quelle appena sufficienti per pagarsi i servizi di base. Così tutto il carico fiscale è sulle spalle del 17% della popolazione che dichiara redditi da 35 mila euro lordi l’anno in su. Per pagare la sola sanità (il diritto inalienabile) a questo 60% occorre che qualcun altro metta sul piatto ogni anno quasi 60 miliardi, mentre per finanziare la scuola ce ne vogliono altri 66, sempre a carico dei pochi e del debito. Poi c’è tutto il resto: strade, assistenza (altri 83 miliardi di redistribuzione), funzionamento delle amministrazioni.
La seconda verità: è che ci strappiamo le vesti perché nascono pochi bambini ma la verità è che su 38 milioni di italiani in età da lavoro, facciamo fatica a trovarne 24 milioni che lavorano e così siamo ultimi in tutte le classifiche Eurostat e Ocse per donne, giovani, over 55 (ne lavora solo il 57%) e totale. E meno male che ci sono gli stranieri se no la metà dei servizi turistici alberghieri, i bar, ristoranti, manutenzioni e giardinaggi, l’agricoltura, le consegne di pacchi e cibi, sarebbero fermi. Gli italiani sono brava gente ma siamo in cima alle classifiche per evasione fiscale e contributiva; primi per malavita organizzata: a proposito ma quanti sono i malavitosi delle 5 mafie? Perché non ci sono stime? Sono un milione o anche di più visto il Pil occulto che generano?
Terza verità scomoda: se venissimo invasi quanti giorni resisteremmo? Tra munizioni, soldati e mezzi, forse 2 o 3 giorni? Non farebbe nemmeno in tempo ad intervenire la Nato che saremmo già ko.
Perché non dire agli italiani che se nessuno paga la sanità e la scuola non si può pretendere di avere questi servizi, visto che insegnanti, medici, infermieri vanno pagati? Fosse il 4/6% di popolazione bisognosa lo sforzo si potrebbe fare, ma il 60% è insostenibile. Perché non dire che non ci sono le risorse se quasi 30 milioni di italiani presentano l’Isee per avere servizi gratis o a sconto; perché non dire che è complicato per il povero 15% sopravvivere con una tassazione che a breve paralizzerà il Paese?
Perché lavorare se il risultato di queste mancate verità è: meno dichiari (e meno lavori in chiaro) e più soldi e servizi ti dò, mentre più dichiari e più ti tartasso di imposte e a meno servizi avrai diritto.
Questo è lo slogan attuale della nostra politica che si riempie la bocca di fragili e poveri. Esistono? Certo che sì, ma andrebbero aiutati con cure e lavoro, non con soldi e prebende. Anche perché nel 2008 spendevamo per i poveri 73 miliardi; oggi ne spendiamo oltre 165 ma gli indigenti assoluti (quelli delle code per un pasto) che erano 2,1 milioni, oggi sono 5,8 milioni mentre i poveri relativi sono passati da 5,6 a 8,7 milioni.
Nel 2008 per il gioco d’azzardo gli italiani spendevano poco; oggi 159 miliardi (più della spesa sanitaria). I telefonini, Spotify, le Tv a pagamento, i device non c’erano: oggi gli italiani sono primi in classifica per spese in tecnologia e nel digitale, come pure per i consumi di acqua e cibo.
Il partito che vorrà dire la verità agli italiani vincerà le elezioni e durerà molto. Speriamo di non dover aspettare il default del Paese.”
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